GIAMPILIERI
Le bombe d`acqua hanno colpito ancora.
Subito dopo la tragedia di Giampilieri e Scaletta Zanclea (del 2009) il movimento No Ponte di Messina chiedeva a gran voce che le risorse per la grande opera (inutile) fossero destinate alla sicurezza del territorio (???).
I cittadini chiedevano sicurezza dal rischio idrogeologico. Le frane che hanno causato 37 morti il primo ottobre 2009 rappresentavano l`evento più tragico di una sequenza di episodi calamitosi. Sotto accusa è il modello di gestione del territorio.
Lo stesso copione che due anni fa vedeva i politici sorvolare in elicottero le zone devastate, proporre show a suon di battute e barzellette, promettere agli sfollati nuove abitazioni col frigo pieno era successo 6 mesi prima all'Aquila.
A Messina non ha funzionato, i movimenti e gli abitanti rifiutarono le new town. Ai funerali i politici furono pesantemente contestati e ci rimasero malissimo (???????).
CINQUE TERRE
Le intense piogge degli ultimi giorni hanno causato frane, smottamenti e inondazioni in un’ampia area della Liguria, in parte della Toscana e poi di nuovo nella provincia di Messina.
AULLA
E' caduta tanta di quella pioggia in poche ore ma così tanta da causare gli straripamenti dei fiumi e dei torrenti.
BARCELLONA POZZO DI GOTTO
Le piogge hanno portato alla formazione di grandi torrenti di fango, che dall’entroterra hanno trascinato i detriti fino alla costa, interi tratti di strada non esistono più.
Il geologo Mario Tozzi spiega che con un po’ di prevenzione si sarebbero potuti evitare molti problemi.
PREVENZIONE DIMENTICATA di Mario Tozzi | |||||
"Buoni ultimi in Europa, gli italiani sembrano scoprire, nell’autunno 2011, che il regime delle piogge è cambiato. Non ci sono più le pioggerelline invernali, né le rugiade primaverili. No, qui deflagrano vere e proprie bombe d’acqua. Bombe d’acqua che scaricano in poche ore la stessa quantità di pioggia che un tempo cadeva in qualche mese. Quasi 130 mm di pioggia a Roma (con due vittime) in un paio d’ore, una vittima nel Salernitano, 140 mm in una sola ora alle Cinque Terre e ancora dispersi. Peccato che le alluvioni istantanee (flash-flood) siano ormai da tempo diventate la regola nel nostro Paese e investano anche bacini fluviali minori. Questo non è più il tempo delle grandi piene del Polesine o dell’Arno: nell’Italia del terzo millennio tocca e toccherà sempre più all’Ofanto, piuttosto che al Brachiglione. Le bombe d’acqua sono figlie del clima che si surriscalda e si estremizza: più energia termica a disposizione dei sistemi atmosferici significa maggiore possibilità di eventi fuori scala rispetto al passato. Ma tutto peggiora quando, anziché guardare in terra, si continua a osservare il cielo nella speranza che il fato non sia avverso. L’esempio della Liguria è eclatante: le alluvioni in quella sottile striscia di terra sono e saranno la regola a ogni pioggia un po’ più grave del solito. Per forza: quando si costruisce fino dentro gli impluvi fluviali, il terreno viene reso impermeabile e non assorbe più la pioggia che, invece, si precipita nei corsi d’acqua, ormai non più commisurati a quelle precipitazioni. Così arrivano le alluvioni, dovute alla nostra scarsa conoscenza della dinamica naturale e al mancato rispetto delle regole: se si leva spazio al fiume, il fiume prima o poi se lo riprende. E hai voglia a sturare i tombini a Roma o a decretare lo stato di calamità (che non andrebbe assolutamente favorito, perché si deve operare in prevenzione, non in emergenza) a La Spezia: sono solo palliativi che rimandano alla prossima occasione. Se non si liberano i fiumi dell’aggressione cementizia, se non si rispettano le regole di un territorio così fragile e giovane come quello italiano e se, peggio, si favorisce l’abusivismo anche attraverso sciagurati piani casa e ancor più sciagurati condoni, il problema non si risolverà mai. Ma proprio questo è il punto: nessun decisore politico si impegna nella manutenzione del territorio attraverso piccole opere diffuse. Tutti sperano di lucrare consenso con l’ennesimo ponte inutile o l’ennesimo raddoppio di strada. Così non si opera nell’interesse della popolazione e si degrada il territorio al rango dei Paesi del Terzo mondo, mentre si hanno ambizioni da sesta potenza industriale del pianeta. Le perturbazioni investiranno le solite zone ad alto rischio: l’Alto Lazio, la Campania, la Calabria e Messina. E ascolteremo le solite litanie e giustificazioni, magari appellandosi all’eccezionalità dell’evento che, però, non è ormai più tale. Non si può vivere a rischio zero, è vero, ma, non avendo fatto nulla, non ci si dovrebbe nemmeno lamentare." |
1 commento:
Ciao Cara
e grazie per aver partecipato al mio candy.
ps complimenti per tutte le tue creazioni...mervagliose
un caro saluto
giulia
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